Roma – Ciack si scrive – 29/12/2006
Lui il giornale lo leggeva così: scorreva i titoli immaginandone il contenuto, perché, avendo tentato più volte di addentrarsi nel pezzo, aveva provato una sensazione di annoiato disagio. Si soffermava con più attenzione sulla pagina culturale, ma anche in questo caso, non di rado, percepiva una specie di non corrispondenza tra ciò che pensava sull’argomento trattato e ciò che veniva scritto. Per quanto si sforzasse di andare fino in fondo nella lettura, dopo poco, quei due sensi di noia e disagio si incrociavano tra loro alzando un muro contro la comunicazione tra se e una realtà che sembrava impazzita nel presentarsi al lettore con quelle descrizioni dei fatti che egli trovava “ammiccanti” a qualcos’altro, perché spingevano a pensare attraverso la mente di una tendenza politica o, il che era peggio, della massa, senza attenersi alla stretta denuncia del fatto accaduto. Tante volte aveva indagato sulle cause di questa distanza tra sé e le cose del mondo, ma non era mai riuscito a chiarirsele completamente. La figura dell’italiano medio che cominciava la giornata era quella di colui che “doveva” informarsi, che, nelle pause dal lavoro, apriva il quotidiano come parte integrante e fondamentale della sua giornata, per una testa fasciata da notizie di tutti i tipi. Davanti a quelle di cronaca nera, poi, egli sentiva il sangue ribollire ad alta temperatura, perché la sua ipersensibilità non gli lasciava tregua nel restare indifferente ai mali dell’umanità e questo era l’aspetto altruistico della faccenda. Ma sapeva bene di non essere né un santo, né un eroe e di avere, quindi, dentro di sé quell’ aspetto egoistico per sovrintendere alla conservazione della specie, per cui, non appena appresa la tremenda notizia di una tragedia, pensava che il fatto potesse capitare anche a lui. Inoltre, si diceva: “ se proprio io volessi fare un’esperienza da eroe, avrei paura di espormi nell’intervenire, per esempio, a favore di un aggredito”, pensando a tutto quello che potrebbe succedermi dopo avere avuto notizie così dettagliate sulle conseguenze negative di un atteggiamento “incauto” e da questa sua convinzione ne sgorgava subito un’altra, quella che l’essere così bene informato faceva morire quella pura istintualità tipica, appunto, degli eroi. Ma non avrebbe potuto comunicare questo suo pensiero ad anima viva, perché quell’anima che, al contrario di lui, doveva informarsi al dettaglio, senza quella realtà d’appoggio che gli permetteva di “comunicare” con gli altri esseri umani, e quindi di “occupare” il tempo tenendosi lontano dalla noia, l’avrebbe considerato un “emarginato”, parola, questa, che oggi giorno stava a indicare non un alieno, ma una persona che ci teneva davvero a un istinto di antica conservazione della specie e di umana aggregazione.