Con passo felpato entra in libreria. C’è tanta di quella confusione che non ha senso camminare quasi in punta di piedi, si tratta, forse, di un riflesso condizionato, ma condizionato da che? Si ferma, ha il cervello in ebollizione, le mani sudate. Valanghe di libri si schiantano contro di lei: diritti, obliqui, con la copertina impudica o con i dorsi allineati, dove chi ha la malaugurata idea di vedere di che si tratta, rimedia un torcicollo, la cui gravità dipende dall’angolatura che si è costretti a tracciare con la testa per tentare di seguire la posizione del libro, in cima o raso terra e, se poi si trova a metà, il collo è ormai distorto per poter arrivare a quell’altezza intermedia.
Lei continua a sentire una sensazione di disagio, mentre percorre ampi spazi. Primo piano, secondo, piano terra: il suo disagio aumenta… Uno spintone la manda dritto in faccia a un ragazzo che si dondola, assorto, su ginocchia rammollite dai calzoni con il cavallo alle caviglie e che sciacqua il suo cervello nelle cuffie: rap, pop, funk, disco… Lei ne fissa lo sguardo per aggrapparsi a un’emozione… niente da fare: quelle cuffie sembrano avergli coperto anche gli occhi specchio, si dice, dell’anima. Al termine della sua solitaria performance non avrà sfogliato neanche mezzo libro. Lei si guarda ancora intorno per prendere tempo, sa di essere entrata lì con uno scopo preciso, ma le fa fatica portarlo a compimento, da qui il suo disagio: deve controllare se c’è il suo testo, si perché lei scrive. Ama le parole più di se stessa. L’occhio ora le cade su due donne al bar che chiacchierano del più e del meno senza che abbiano tra le mani l’ombra di un libro. Un tizio si alza con lentezza da un divano, ripone un testo: è lì da ore, non lo compra. Lei procede verso lo scaffale: lo sapeva, il suo libro non c’è! Deve proprio chiedere alla commessa, sì sempre la stessa che, ormai, la guarda dall’alto in basso, annoiata, sfatta per quella congerie di parole e parole gettate dappertutto alla rinfusa. Lei viene trafitta da quell’aria “ciabattante”: è un vero colpo al cuore, un singulto nell’anima, che, prima di quel lentissimo viaggio del suo testo sugli scaffali, un viaggio da treno merci, se mai ci arriverà… ha conosciuto, creando, il vero senso della vita. Peccato!