Notte fonda e afosa, le finestre sono aperte: sui fornelli di casa Auriemma due caffettiere, una “napoletana” e una “moka”. Nonna Lina prepara il caffè quasi accarezzando i tre pezzi della prima, mentre la nipote avvita, nervosa, quelli della “moka”. La donna guarda la ragazza continuando i suoi gesti lenti su quei tre pezzi di latta ammaccati. Giù nel cortile, Beniamino, il guardiano notturno, ammira le stelle.
Ogni notte, puntuale, si siede sulla sdraia aspettando l’inconfondibile odore del caffè che proviene da quella cucina e dopo averne inalato a sorsate l’aroma, come antipasto, entra nella guardiola per preparare il “suo” caffè alla napoletana. Nonna Lina si affaccia, dà un’occhiata alla sdraia vuota e pensa: “Anche stasera il mio caffè è stato per lui un richiamo”. Entra il genero con il cuore e le narici aperte: la lunga scia lo ha raggiunto dall’altra parte della casa; sfregandosi le mani, dice: “Nonna Lina, datemi la vostra delizia!” Poi, rivolto alla figlia: “Non sai cosa ti perdi, Gianna mia, il progresso sì…” “Ma il palato supera la Storia!”, echeggia la figlia con quella frase ripetutale ogni santa notte. “Mammà, come fate a incastrare quei pezzi mezzi rotti?” il genero chiede ancora, ma, prima che la donna risponda, entra la moglie e dice canzonandola: “Ne so tutte le vie, quelle dritte e quelle storte!”. “Già”, replica la donna: “Dite, dite… eppure appena sentite l’odore, uscite fuori dalle celle come monaci in cerca di peccato!”. Ridono fragorosamente. Il baccano desta la curiosità dei vicini: una ad una, si illuminano le stanze sul ballatoio, i condomini si affacciano. “Scusate il baccano, ma qui mi vogliono far credere che è più buono il caffè della ‘moka’!”, lei esclama dal balcone. Allora, il notaio esce a mostrare al pubblico la “sua” napoletana: “Vedo che anche la vostra è ammaccata?!”, dice la nonna. “È chiaro! Queste ammaccature sono Storia!”, lui risponde. Resta assorto e poi dice: “Donna Lina, facciamo una gara, io vi faccio assaggiare il mio e voi il vostro!”. “Va bene!”. Il notaio rientra e poi torna con un paniere e una tazzina e strilla: “Siete pronta?”. “Sto arrivando!”. Beniamino si agita: “Chiste song pazze!”, ma il notaio lo zittisce: “Aiutaci, prendi una mazza di scopa e infilala nel nodo scorsoio che sto preparando!”, Beniamino comincia ad agitare nell’aria la scopa, la platea si diverte e incita, finché l’incrocio dei panieri avviene con successo. Cala il silenzio. Appena finito di bere, i due si guardano, la platea chiede: “E allora?”, quasi all’unisono rispondono: “Anche il vostro è una vera crema!” e Beniamino: “E meno male… dopo tutta st’ammuina erano pure na ciofeca sti ccafè!”.